Ad Amsterdam con Jessie Burton

Un viaggio nell’Amsterdam del 1687 con Jessie Burton e i suoi due libri “Il miniaturista” e “La casa del destino”, usciti a dieci anni di distanza l’uno dall’altro.

Recensione

Petronella arriva ad Amsterdam dalle campagne di Assendelft con il suo pappagallo Peebo.
Un mese prima ha sposato il ricco mercante Johannes Brandt e oggi bussa alla sua porta.

Ad accoglierla, però, c’è solo la sprezzante sorella Marin Brandt e la domestica Cornelia, famosa per la sua ottima cucina e per avere occhi e orecchie in ogni angolo della casa.

A sorvegliare le donne, dare una mano in casa e a lavorare col seigneur Brandt c’è Otto che arriva dal Suriname. La sua pelle scura e i capelli ricci tradiscono le sue origini e in una città di finti perbenisti con le orecchie tese ai lunghi sermoni della domenica e mani ben strette ai propri fiorini, la sua presenza fa scalpore. Come fosse un animale da circo, le dame di Amsterdam pongono degli uccelli sui suoi capelli. “Il nido perfetto”, immaginano.

Questa Amsterdam ha regole precise che non possono essere violate. L’invidia è più forte della verità e dell’amore e Nella ne sarà sopraffatta. Con i suoi diciotto anni dovrà tenere alta la testa, imparare a vivere e superare le insidie che l’alta società olandese le riserverà.

Solo una cosa ha valore per Nella: la riproduzione in miniatura della casa offertale come dono di matrimonio da Johannes.
Essa è la copia perfetta della loro casa di Amsterdam, Nella ne rimane affascinata.
Decide, quindi, di ordinare delle miniature all’unico miniaturista presente ad Amsterdam, ma, quando apre il pacchetto che le consegna, si accorge che quelle che le arrivano, sono miniature fin troppo fedeli alla realtà.

Settimane dopo, senza aver fatto alcun ordine, riceve altri pacchetti contenenti miniature che, se solo si avessero avuto occhi attenti, ci si sarebbe accorti che esse raccontavano storie non troppo lontane dalla realtà.

Una benedizione? Una persona con poteri premonitori? O una maledizione?

Diciotto anni dopo, ne “La casa del destino”, troveremo risposta a queste domande quando, la giovane Thea, riceverà in dono la miniatura di una casa. Tra intrighi, amori di profitto e radici che si attaccano addosso, Nella potrà finalmente mettere un punto alla storia di quella persona dalle mani fatate che sembra in grado di leggere il destino.

E perché no, vivere, finalmente, quella vita che le è stata negata.

Jessie Burton ci regala una storia capace di rivelare una società olandese ben diversa da quella che conosciamo oggi.

I libri rappresentano l’affresco di una città di mercanti e perbenisti che ha come unico obiettivo il dio denaro e in nome di quello getta fango su chi alla città ha dato tanto, giustificandosi attraverso la religione, anche questa piegata a ciò che luccica.

L’alta società olandese non ne esce pulita e la Burton la tratteggia con toni duri gettando pennellate di durezza e critica.
Ma, nonostante la crudeltà, la giovinezza sfiorita, la ribellione di una diciottenne riccia, nonostante la falsità evidente dell’alta società, a sopravvivere è il focolaio domestico. I rapporti veri, l’amicizia, la famiglia.

L’amore.

Ed è proprio la vicinanza degli affetti ciò che ho apprezzato maggiormente di entrambi i libri, legami che col passare degli anni si rafforzano e divengono indissolubili.

Ho amato anche la perfetta caratterizzazione dei personaggi che evolvono, mostrando forza e debolezze, attraverso la penna sapiente di Jessie Burton.

Leggendo questi due libri, ma soprattutto “Il miniaturista”, sarà come ritrovarci in un quadro di Rembrandt, con tutte le sfumature dell’esistenza; luci e ombre che avvolgono Amsterdam e la sua società.

A chi consiglio la lettura di questi libri?

A chi ha voglia di viaggiare in un’Amsterdam ben diversa da quella dei giorni nostri, a chi ha voglia di una storia ricca di mistero e che non teme di guardare alla crudeltà dell’uomo.

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