Madame Bovary | Recensione
Precursore del romanzo moderno e maestro del realismo, Flaubert nei suoi libri ci parla di personaggi che osservando la loro vita, la trovano deludente. Un’esperienza dal sapore amaro e fallimentare. Temi che ritroviamo nel libro di cui sto per parlarvi.
Ispiratosi a un fatto di cronaca, Flaubert dà vita a Madame Bovary, moglie di un medico di provincia cresciuta con l’ideale romantico letto nei suoi libri fatti di intrighi amorosi, addii, ricongiungimenti passionali, feste a palazzo e cavalli bianchi.
Costretta all’ottusità di un marito incapace di comprendere le sue stranezze e non potendosi accontentare di vivere solo astrattamente queste sue passioni, Madame Bovary intreccia due relazioni amorose che finiscono per rivelarsi solo squallidi piaceri.
Impossibilitata ad appagare i propri desideri, travolta dai suoi stessi capricci, dal delirio romanzesco di cui ha bisogno di nutrirsi, incapace di prendersi cura di sua figlia e promessa per l’eternità a Charles Bovary, troppo semplice e debole per la sua personalità capricciosa, a Emma resta solo una cosa da fare, divenendo l’eroina della passione struggente letta nei suoi libri.
Flaubert ci accompagna col suo stile capace di descrivere quasi cinematograficamente ciò di cui racconta. È così che vediamo le casette di pietra dal tetto basso, le strade sterrate, i borghi medievali. I grandi palazzi di città, la meravigliosa e lucente Parigi. Dietro queste meraviglie paesaggistiche si cela l’accurata descrizione dei personaggi.
Sarà difficile provare simpatia per il debole, bonaccione e apatico Charles Bovary sempre arrendevole di fronte ai capricci della moglie. Sebbene io, alla fine della lettura, abbia provato un po’ d’affetto nei confronti di quest’ uomo ignaro della realtà che si celava sotto i suoi occhi, rimasto solo, con il suo dolore, su una vecchia panchina.
Lo stesso non posso dire di Emma Bovary, una donna profondamente egoista, che vive insoddisfatta la sua vita, anelante di chissà quali grandi avventure e per la quale non sono mai riuscita a trovare un pensiero d’affetto.
Il cinismo di Flaubert non risparmia nemmeno i personaggi secondari, dipingendo un impietoso ritratto di un genere umano verso cui lo stesso scrittore nutre profonda sfiducia.
Ognuno di essi rappresenta la società francese di campagna fatta di uomini deboli, egoisti e arrivisti, per i quali non c’è possibilità di salvezza né redenzione
Madame Bovary, dato alla luce ben 164 anni fa, rappresenta una grande eredità per la letteratura moderna grazie a una prosa che si rifà alla verosimiglianza della realtà attraverso la ricerca meticolosa dei dettagli e della parola.
Ricerca che diverrà centrale nella letteratura successiva e che dà un taglio netto con quella precedente.
Non sarebbe quindi uno sbaglio parlare di un’epoca pre Flaubert e post Flaubert.
Sebbene io non sia riuscita a entrare in sintonia con un romanzo i cui personaggi non spiccano per amore e simpatia, ho apprezzato molto Flaubert che spicca invece per genialità e per lo stile talmente ricco di dettagli che il lettore non può non “vedere” la luce che filtra attraverso le fessure, le gocce di sudore sul collo di Emma, i lavoratori immersi nel lavoro dei campi.
Come scrisse James Wood “I romanzieri dovrebbero ringraziare Flaubert come i poeti ringraziano la primavera: con lui tutto rinasce”.
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