La ragazza del Kyushu

Un libro che avevo da tempo in libreria, nella pila della vergogna e che finalmente grazie al mio fioretto #noncomprolibri ho potuto leggere e amare.

La trama è quella investigativa, ben strutturata e con un finale a sorpresa.

La giovane Kiriko giunse a Tokyo dalla lontana K. portando i suoi pochi risparmi con sé, affinché un noto avvocato della capitale potesse difendere il fratello che rischiava la pena di morte per omicidio. Non vi dirò di più, ma vi dirò che il romanzo di Seicho oltrepassa i confini del giallo scandagliando a fondo i sentimenti dell’animo umano e donandoci uno spaccato della società giapponese e di tutte le sue contraddizioni.

È una fotografia della vendetta, del rimorso, della colpa.

Un romanzo che potrebbe essere dei giorni nostri ma che in verità venne pubblicato nel 1960.

208 pagine che vi terranno incollati dall’inizio alla fine.

Empatizzerete con Kiriko, rifletterete sulle condizioni della povertà e l’incapacità della classe sociale elevata di fermarsi e ascoltare chi ha più bisogno.

Il rimorso serve a poco.

Il viaggio in treno di Kiriko è metafora di cambiamento: un giglio che sboccia, forte come l’acciaio che diviene una donna forte, determinata e astuta.

La penna di Matsumoto Seicho è magistrale. Le sue descrizioni sono dei veri e propri dipinti che incarnano la cultura giapponese vera . La scrittura è chiara, mai pesante e Seicho è attento a tutti i dettagli utili all’indagine. Non a casa è stato paragonato a Simenon.

Un romanzo che consiglio agli amanti del noir e della cultura giapponese

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