Come fermare il tempo | Matt Haig

Vorreste svegliarvi quasi immortali?
Perché ‘quasi’?
Perché Tom Hazard dimostra 40 anni ma in realtà ne ha 436. È affetto da anageria, una disfunzione che fa invecchiare il corpo di 1 anno ogni 15. Questo però non lo rende immortale.
È vissuto attraverso i secoli e nonostante gli incontri con Shakespeare, il drink con Fitzgerald e i viaggi per mare con Cook, è un uomo solo. Un eterno migrante che ha cambiato identità più volte, divenendo tanti uomini in un corpo solo. Si è spostato da un luogo all’altro affinché il suo segreto rimanesse al sicuro.
Così per lo meno ordina la società degli Albatros che si prende cura di quelli come Tom, ai quali viene dato un unico comandamento: non innamorarsi.
Mai.

Oggi conosciamo Tom come professore di storia nella Londra moderna. Una Londra che aveva lasciato secoli prima ma ancora impregnata dei ricordi dolorosi del suo grande amore e di sua figlia Marion.
Tom ha tutto il tempo del mondo, è il resto del mondo a non avere il suo tempo.

Tra salti temporali nel presente e passato, scopriamo i dolori di Tom, gli amori perduti, le speranze. Avvertiamo il senso di solitudine che lo avvolge mentre attraversa i secoli da solo senza amici né famiglia in un tempo infinitamente lungo ma sensibilmente ‘finito’. Tom, sottomesso agli Albatros e avvinto dalla paura del futuro, sopravvive.

“Non è possibile conoscerlo[…]è questo il problema del futuro. Non sai. A un certo punto devi accettare di non sapere. Devi smettere di sbirciare avanti e concentrarti sulla pagina che stai leggendo”.

È per questo che un ragazzo con la voglia di conoscenza, una collega al parco e un vecchio cane possono dargli la forza di sganciarsi dal fardello di un tempo che non è più.
Concentrarsi sul qui e ora.
Sul presente, cui nessuno pensa mai troppo.

Ma cos’è che rende possibile un presente sempre eterno?

Ce lo dice Omai che ha rinunciato alla paura e abbracciato la libertà:
“È nell’amore che trovi il senso. I sette anni che ho trascorso con lei contenevano più di tutti gli altri messi insieme. Mi capisci?! Puoi prendere tutti gli anni prima e dopo, pesarli, e non avrebbero neanche una possibilità. Certi giorni, certi anni, certi decenni, sono vuoti. E poi ti imbatti in un anno, o magari solo un giorno, un pomeriggio. E quello è tutto. Tutto quanto”.

Lo comprenderà anche Tom, alla fine. Ed è proprio questo suo coraggio che mi fa voler bene a un personaggio che è lo specchio di ognuno di noi: fatti di emozioni, di paure, di giorni pieni e giorni vuoti. Noi, guerrieri coraggiosi che abbracciamo la vita e l’amore nonostante il peso del passato e l’inconsapevolezza del futuro.

Leggendo questo libro ho visto quello che a volte ci sfugge. E cioè che non sia proprio il temo limitato a nostra disposizione a dare pienezza alle nostre vite.

È vero, forse l’autore non aggiunge nulla di nuovo a quanto stato detto da filosofi e altri prima di lui.

Nonostante ciò, ho voluto bene a  Tom, viaggiatore solitario nei secoli, per terre e mari. E a Matt Haig che con la sua verve britannica e un ritmo cadenzato ci ha accompagnati per oltre 400 anni per farci riflettere sul valore della vita e del tempo con la semplicità che da sempre lo contraddistingue.

“ C’è un mondo in cui si è vivi e un mondo in cui si è morti. E il passaggio da un mondo all’altro avviene senza clamore, proprio come il sussurro di onde che si infrangono contro scogli lontani.
Proprio come ci vuole solo un attimo per morire, ci vuole solo un attimo per vivere”

La domanda è: “Come vivrei”?

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