© 2025 – Racconti in valigia- Blog di viaggi e libri da portare in viaggio
Kukum | Michel Jean

Il racconto di un amore autentico, la storia dell’oppressione indigena, l’eredità di una donna che ha tentato di difendere la propria dignità e quella di un mondo quasi scomparso.
Tutto questo è Kukum che, in lingua Innu, significa nonna. Ed è lei, Almanda, bisonna dell’autore Michel Jean, che ci conduce per mano in un mondo ancestrale quasi spazzato via dal progresso.
Almanda, di origini irlandesi ma cresciuta e vissuta in Canada in una modesta casetta con i suoi zii, vede un ragazzo sulla sua canoa guadare il fiume e se ne innamora. Lui è Thomas, un Innu, un indigeno della terra del Quebec col quale Amanda decide di costruire la sua vita.
Una nuova esistenza nella terra del Nitassinan dove gli Innu cacciano per la sopravvivenza, grati e rispettosi per il sacrificio di ogni animale. Qui esiste il rispetto per la natura, uno spazio in cui l’uomo vive in armonia con ciò che lo circonda.
Almanda viene accolta dagli indigeni che le insegnano a essere una Innu: impara a intrecciare le pelli, a cacciare, imparando e sentendo questa simbiosi con l’ambiente attraverso il ritmo lento delle stagioni che accompagna il loro nomadismo. Ed è così che imparerà la lentezza, scoprirà la bellezza di una lingua tanto antica. Ci parlerà di quell’amore che supera le barriere e delle storie raccontate attorno al fuoco.
Almanda ci racconterà del cambiamento che il progresso porta con sé. Della paura, dell’impossibilità di vivere come Innu. Di bambini portati via per cancellare l’indiano che era dentro di loro attraverso una cultura che soffoca e non rispetta. Centocinquantamila bambini strappati alle loro radici, di cui quattromila non hanno mai fatto ritorno e sono scomparsi.
“Seduti nelle canoe, eravamo paralizzati dalla paura. Dinnanzi a noi, il Peribonka, soffocato dal peso dei tronchi, vomitava la foresta nel lago”.
Kukum sa di storie raccontate intorno al fuoco e di calore, sa di marmellata ai mirtilli e profumo di abeti. Ha la forma della libertà e dell’ accoglienza. È pagine fatte di tradizioni e radici profonde dove ognuno può sentirsi nel posto giusto.
Ma, come tutte le storie di nativi, anche Kukum si porta addosso le ceneri del progresso che spazza via foreste e soffoca laghi, permettendo che le identità cadano nell’oblio e la felicità si tramuti in rabbia e dolore.
Allora possiamo solo affidarci alle parole, quelle tanto care a Michel Jean, per far sì che le radici non vengano strappate. Affinché il Canada ricordi che ben prima della scoperta dell’America, il suo popolo già viveva intorno al bellissimo lago Pekuakami.
Kukum è anche una splendida storia d’amore: quello di una donna verso il suo uomo, verso la sua terra, verso la sua famiglia. Un romanzo al femminile, un libro sulla dignità e la forza di Almanda che non ha mai dimenticato chi fosse e chi era diventata.
È la dura testimonianza di un mondo che ci ostiniamo a calpestare con ferocia, derubandolo e piegandolo al potere di quegli uomini incapaci di vedere cosa lasciano dietro di sé: distruzione.
Kukum mi ha rubato il cuore, mi ha condotto per mano tra gli Innu con la certezza che non smetteranno mai di camminare lungo la propria strada.
“Finché tutto questo esisterà nel mio cuore, continuerà a vivere”.
Non lasciamo che il progresso spazzi via la memoria.
Altre Recensioni che potrebbero interessarti
- Back
- Letteratura dall'Europa
- Letteratura dall'Asia
- Letteratura dall'Africa
- Letteratura dalle Americhe
- Libri dai Balcani
- Libri dal Nord Europa
- Libri dall'Est Europa
- Libri dall'Europa Occidentale
- Libri dal Giappone
- Libri dal sud est asiatico
- Libri dall'Asia meridionale
- Libri dal Medio Oriente
- Libri dall'Asia settentrionale
- Libri dalla Nigeria