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Le sette morti di Evelyn Hardcastle | Stuart Turton

Preparatevi a impazzire, recita la fascetta promozionale. È per questo che ho deciso di acquistare questo libro, sebbene io diffidi dei romanzi conclamati. In realtà la critica si muove su due correnti opposte: chi lo osanna e chi lo distrugge.
Questo libro effettivamente lo si ama o lo si odia. E sebbene io mi schieri con quelli a favore, non è un romanzo di cui consiglierei spassionatamente la lettura perché, davvero, c’è da impazzire.
Il libro inizia in medias res con il narratore che si sveglia una mattina senza ricordare nulla. Come si chiama? Perché si trova in un bosco? Chi è Anna? Qualcuno è davvero morto?
Tutti, compresi noi lettori, brancoliamo nel buio per quasi 500 pagine. L’unica cosa che iniziamo a capire è che quest’uomo si trova nella tenuta di Blackhole, ospite degli Hardcastle.
L’uomo sarà costretto a rivivere lo stesso giorno, per otto giorni, nel corpo di diversi individui.
Il motivo?
Scoprire chi ha ucciso Evelyn Hardcastle, la quale viene uccisa sette volte alle 11 di sera. Solo così potrà interrompere il circolo vizioso e liberare se stesso.
Ai lettori viene fornita una mappa della tenuta e delle stanze con i vari ospiti e un elenco dei loro nomi sottoforma di invito. Essi si trovano tutti lì per una festa in onore di Evelyn a 19 anni dall’omicidio del piccolo Hardcastle.
Ne viene fuori un romanzo a dir poco complesso e complicato. Serviranno carta e penna per memorizzare molti eventi, date e personaggi perché la storia non segue un ordine cronologico. Siamo al quinto giorno e nel capitolo successivo ci risvegliamo nei panni di un altro ed è di nuovo il secondo giorno. Starci dietro ha richiesto molta concentrazione e memoria. Ma lo sforzo non è vano. A piccole dosi veniamo fuori da questo tremendo rompicapo. Il finale nasconde perfino una morale che non è scontato ritrovare in un thriller.
Manca, purtroppo, l’empatia nei confronti dei personaggi. Il che non mi ha fatto apprezzare fino in fondo il romanzo. Troppi individui, troppe morti perché ci si possa davvero soffermare sulle sofferenze. E c’è un mistero da risolvere lungo 500 pagine. Forse troppo.
Nonostante questo il mio giudizio è positivo. Stuart Turtorn debutta con un libro a dir poco geniale. Come ho anticipato non consiglio vivamente questa lettura se non a coloro che hanno davvero tanta pazienza e sono armati di taccuino e penna. Non resterete comunque delusi.
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