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Racconti in valigia

Anna sta coi morti | Daniele Scalese

Anna sta coi morti

Anna sta coi morti

Letteralmente, perché prima della malattia, Anna lavorava all’obitorio; sottoterra, al piano meno uno. Adesso Anna attende di morire a causa di una leucemia linfoblastica acuta.

Dovrebbe sottoporsi alla chemioterapia, ma la rifiuta perché ciò metterebbe a rischio la vita del bambino che porta in grembo. Sceglie da sola, senza chiedere il parere di Enzo, il suo compagno, voce narrante e suo sostituto in obitorio.

<<Guardiamo i morti per capire i vivi”. La morte ci rivela. L’obitorio è un edificio per identificare i cadaveri. Io non sapevo chi ero . La mia non era una crisi di identità ma una sua ricerca. Era quello il luogo in cui dovevo essere. Quel luogo serviva a riconoscere me. Che non fossi morto era solo un dettaglio. Come dice Alberto: la differenza tra un vivo e un morto sta solo nel posizionamento al di sopra o al di sotto della terra>>.

E Enzo, morto, lo sembra davvero, ancorato a un passato che graffia la pelle. L’abbandono del padre e la morte della sorella Eva sono traumi cuciti addosso; bruciano, sembrano vivi.

Talmente pesanti da comprimere l’aria e lasciarlo soffocare, fino ad allontanarlo dalla madre e costringendolo a colmare vuoti attraverso incontri con vedove compiacenti e il lavoro in obitorio.

È questo il luogo perfetto in cui nascondersi dalla morte che colpisce Anna, che assottiglia il suo corpo, che la fa sanguinare. Un posto in cui rifugiarsi mentre il loro rapporto crolla in mille pezzi. In ogni frammento il riflesso dell’attesa, delle paure e della morte, compagna invisibile della nostra vita.

E Anna?

Anna scrive sul suo profilo social della malattia, dà conforto ai malati come lei. Spinta da Enzo, parteciperà a un programma televisivo “Ricordati di santificare i vivi” nel quale si racconta. Si mostra forte davanti ai suoi spettatori, si cala perfettamente nel ruolo del guru che mostra tutto il suo coraggio e l’autocontrollo, a metà tra esposizione mediatica e intimità.

Infatti, è lontano dalle telecamere che Anna mostra il suo lato più triste. È a Enzo che fa vedere la parte vera, fatta delle conseguenze di una malattia che umilia il corpo e lacera la dignità.

Il consumismo è il tentativo di riempire un vuoto interiore con le cose; la relazione fa lo stesso con le persone. Tutto nasce da un vuoto. Ne riempi uno e ne formi un altro. Ma fare un figlio non riempirà il vostro vuoto: lo allargherà.

E se nemmeno il figlio può salvare la loro relazione, la malattia ha portato a galla tutte le fragilità e le debolezze mai superate.

Forse Anna non ama più Enzo, forse Enzo ha già smesso di amare Anna.

È tutto sottosopra. Tutto come non doveva essere.
E intanto Anna aspetta di morire.
Enzo aspetta.
Il mondo aspetta.

E la difficoltà non sta nell’accettazione della morte ma in quel processo che va di pari passo con l’attesa, ovvero, prepararsi alla perdita e accettarne tutte le conseguenze.

Forse l’atto più difficile richiesto all’essere umano.

Anna sta coi morti è 150 pagine pregne di dolore, malattia, morte e sensi di colpa. Una scrittura scarna che racconta l’essenziale e concentra intere esistenze. Parole che raccontano silenzi. Pagine che sono lame affilate che tagliano la pelle costringendoti a guardare fino a scorgere il fondo di quella lacerazione. E mentre anneghi in quel mare di dolore, non puoi chiederti perché stai annegando, ma come tirarti fuori.

È così che si sopravvive. È così che si vive.

Grazie alla scrittura diretta e senza fronzoli di Scalese, la lettura è molto scorrevole. L’autore pone l’accento sul tempo dell’attesa.

L’attesa della fine. L’attesa della vita stessa.

Un romanzo che ci ricorda quanto possa essere amara l’intimità non rivelata sui media e quanto coraggio serva per guardare i pezzi rotti della propria vita accettando il dolore di ciò che è e ciò che sarà.

Forse aveva ragione Emilia, la morte non è uno degli aspetti della vita: è la vita a esserlo rispetto alla morte.

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📝RACCONTI IN VALIGIA DA PARIGI 📍Quartiere Sa 📝RACCONTI IN VALIGIA DA PARIGI
📍Quartiere Saint Germain e Quartiere Latino

Quando esco dall’albergo del quartiere di Saint Germain l’aria frizzantina mi accompagna tra le vie di una Parigi ancora addormentata e rischiarata dalle prime luci del giorno. 
Sulla mappa ho segnato Rue Mazarine: una stretta via ricca di Gallerie d’Arte e librerie che culmina con la cupola dell’Academie Française sullo sfondo. 

A 5 minuti a piedi da qui si trova Le Café Procope, uno dei caffè più antichi di Parigi, fondato dal catanese Francesco Procopio che rese famoso questo locale grazie al suo prelibato sorbetto. Il locale divenne presto frequentato da Voltaire, Russeau, Victor Hugo e tanti altri e passare di qui è come fare un tuffo nel passato. 

Percorrendo tutta la rue Mazarine si arriverà sulla riva della Senna dove i Palazzi si specchiano nelle sue acque. 

Non so voi, ma io ho spesso sognato di vivere in una di quelle mansarde, con fogli sparpagliati per terra e la vita che risuona da una finestra lasciata aperta. 

Da questo lato della Senna, troviamo il Museo d’Orsay che meriterebbe una visita solo per il fatto di trovarsi all’interno di un’ex stazione ferroviaria. 
Avvicinandoci al quartiere Latino, simbolo della vita universitaria parigina, incontreremo  la Sorbona e il Pantheón del quale ammirare la cupola, il Pendolo di Facault e le tombe di illustri personaggi francesi. 

Dopo tanto camminare si può fare una pausa in uno dei giardini del quartiere, come ad esempio, ai Giardini del Lussemburgo. 

E, per gli amanti dei libri, sarà d’obbligo una visita alla libreria Shakespeare and company. 
Ma questo, è un altro post. 

E voi siete mai stati a Parigi? Se sì, cos’è che avete amato di più? 

Se vi è piaciuto questo post, lasciate un ❤️ e seguitemi per altri racconti ☺️

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📝RACCONTI IN VALIGIA Parigi vi invita a danza 📝RACCONTI IN VALIGIA 

Parigi vi invita a danzare perdendovi tra i suoi boulevard. 

È libera e ribelle la Ville Lumiere. Desiderata e accogliente. 
Patria di scrittori e poeti. 
Arrogante e sicura, fa bella mostra di sé. 
Vi innamorerete, in una sera d’estate, mentre l’aria frizzantina e il vento da nord vi scompiglierà i pensieri. 

“Chi guarda nelle profondità di Parigi ha le vertigini. Niente di più fantastico, niente di più tragico, niente di più superbo” scriveva Victor Hugo. 

Pronti a perdervi con me a Parigi? ☺️ 
Io non vedo l’ora di raccontarvela 🩷

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📝RACCONTI IN VALIGIA DALLE LIBRERIE DI PARIGI 📝RACCONTI IN VALIGIA DALLE LIBRERIE DI PARIGI 

Difficile scegliere una libreria… 
Il Quartiere Marais e il Quartiere Latino offrono librerie a ogni angolo. 

Solo vicino all’hotel in cui alloggiavo ne ho contate 3 (a 500mt di distanza). 

Insomma, un paradiso per gli amanti dei libri. 

Le mie preferite però sono state queste tre: 

🔹La rinomata Shakespeare and company che non ha bisogno di presentazioni 

🔹La Abbey Bookshop meno famosa della prima e anche meno affollata. Un gioiello per chi ha la pazienza di spulciare libri introvabili. Insomma, dei veri tesori. 
Peccato per i corridoi un po’ strettini 

🔹Ultima ma non per importanza, la Tour de Babel, l’italianissima libreria di Parigi che sorge nel pittoresco quartiere Marais. Dal 1984, è un punto di riferimento per chi ama la letteratura italiana

Vi ho convinti a visitarne una? 

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📝RACCONTI IN VALIGIA Parigi non ha bisogno di 📝RACCONTI IN VALIGIA 

Parigi non ha bisogno di presentazioni. 
Il mio tour nella Ville Lumiere è durato tre giorni ed essendo la prima volta ho preferito respirare la sua atmosfera anziché visitare i musei. 

In tre giorni mi sono persa tra i vicoli del quartiere Marais, ho girovagato nel quartiere latino, tra la Rive Gauche e le sue librerie. 
E l’ultimo giorno ho potuto innamorarmi di Montmartre e Pigalle 

Nei miei prossimi post vi parlerò più nel dettaglio del mio tour parigino 

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|Storytelling
|Racconti di viaggio 
| Visual storyteller
“La felicità è reale solo se condivisa” Buo “La felicità è reale solo se condivisa”

Buon weekend amici 

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✨QUATTRO CHIACCHIERE IN VALIGIA Cari #viaggiale ✨QUATTRO CHIACCHIERE IN VALIGIA 
Cari #viaggialettori, raccontatemi di voi

🔹Qual è il vostro posto del cuore per le letture? 
🔹Il genere letterario che amate? 
🔹E il libro di cui non fareste mai a meno?

Inizio io ☺️
🔹I posti in cui amo leggere sono due: in mezzo al verde e a due passi dal mare. 
🔹Prediligo la narrativa di viaggio, la letteratura nordica e i romanzi di formazione (ebbene sì, non so scegliere una sola cosa 🤣)
🔹Non farei mai a meno de “I pesci non hanno gambe” del mio amato Stefansson. Un libro arrivato in un momento complicato e che mi ha aiutato tanto. 

✨ Adesso tocca a voi 
Vi leggo come sempre con affetto 

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