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Racconti in valigia

I giusti | Jan Brokken

Tutte le cose importanti cominciano all’improvviso e destano sospetto. A volte ci si ritrova di fronte a una scelta impossibile e per decidere si ha solo una frazione di secondo. Pur non sapendo ancora nulla, si ha il presentimento che da ciò possa dipendere il resto della propria vita (…) Jan Zwartendijk sentì squillare il telefono

All’altro capo del filo c’è il console olandese a Riga, De Decker, il quale spiega a Zwartendijk che l’attuale console di Kaunas verrà sollevato dall’incarico e proprio a lui, dirigente della Philips in Lituania, tocca la nuova nomina consolare. Una nomina ad interim che non deve preoccuparlo. È il 29 maggio 1940 e l’Armato Rossa sta per invadere la Lituania. Qualche giorno dopo Peppy Sternheim Levin e Nathan Gutwirth, entrambi ebrei, bussano alla porta del nuovo console per richiedere un visto di uscita dalla Lituania. Zwartendijk chiede loro di rivolgersi al console di Riga, il quale li rispedisce al console di Kaunas spiegandogli che basta scrivere sui loro passaporti che per entrare a Curaçao – all’epoca possedimento coloniale olandese – non è necessario alcun visto. Zwartendijk, che si fida poco dei russi e ancor meno dei nazisti, non ci pensa due volte. Due semplici righe che cambieranno completamente il corso della storia per migliaia di ebrei.
Sì, perché la voce della non necessarietà di un visto per Curaçao, si sparge in fretta e tanti sono gli ebrei che si rivolgono al console per apporre quella frase sui loro passaporti.
Ma la strada non è così semplice, perché per uscire dalla Lituania occorre attraversare tutta la Russia a bordo della Transiberiana, arrivare a Vladivostok e da lì prendere il traghetto per il Giappone e poi per un’altra meta ancora: Stati Uniti, Australia o chissà dove.
<<Il giro del mondo. Ma valeva la pena provarci>>.
Per attuare ciò, era necessario un visto di transito per il Giappone. Chi aveva quell’importante frase sul passaporto, bussò alla porta del console giapponese Sugihara, il quale, armato d’inchiostro e pennino rilasciò il visto. Senza incontrarsi o parlarsi nemmeno una volta, i due consoli diedero vita a un’operazione di salvataggio dalla portata inimmaginabile. Nemmeno loro avevano idea di quello che stavano facendo. L’unica cosa certa era che conservavano nel cuore la speranza che quelle persone avrebbero potuto salvare le loro vite lontane da un’Europa sconvolta da Hitler e le sue brutalità. Insieme ad altri consoli olandesi come De Jong, Romer e De Voogt, molti saranno gli ebrei che riusciranno a uscire dal Giappone.

Il Talmud dice che in qualunque momento della storia, esistono 36 giusti dalle cui sorti dipende il destino dell’umanità.
Quattro li abbiamo conosciuti tra queste pagine, sebbene Sugihara e Zwartendijk ebbero delle conseguenze a causa dell’operazione messa in atto. Il primo dovette ritirarsi dalla carriera diplomatica e vendere lampadine porta a porta per tirare avanti. In compenso fu l’unico giapponese a essere nominato nello Yad Vashem e l’unico a scoprire cosa accadde agli ebrei che mise in salvo.
Zwartendijk fu umiliato da una reprimenda del governo olandese per non aver rispettato le regole e visse gli ultimi anni della sua vita nel dolore e nella convinzione di aver salvato solo una manciata dei “suoi ebrei”, mandando gli altri a una morte certa.
I figli del console raccontano che quello fu un dolore costante, tant’è che in punto di morte, il console olandese sorrise. Probabilmente perché poteva smettere di arrovellarsi su quel punto.
fu uno dei suoi figli a scoprire tutta la verità e a portare alla luce le gesta del padre che , solo nel 1998, fu riconosciuto Giusto tra le nazione dallo Yad Vashem.

<<In definitiva, secondo i miei calcoli, sono circa 2700 i profughi che dalla Lituania sono arrivati a Shangai. Supponendo che il numero di profughi non registrati sia stato pari a quasi il doppio, la cifra effettiva dovrebbe aggirarsi intorno ai 5000. Nel 1941 circa 4000 profughi ebrei riuscirono a scambiare subito il Giappone con una destinazione finale. Alla fine, grazie al piano di fuga escogitato da Zwartendijk, poterono lasciare la Polonia e la Lituania fra i 9000 e i 10.000 uomini, donne e bambini>>.

Jan Brokken ripercorre la storia dei profughi, cerca risposte, interroga chi è sopravvissuto e scava nella mente dei ricordi di Edith e Robert Zwartendijk per restituirci la memoria tra le pagine di un libro che ha in sé la forza della Storia. Non ci risparmia nulla Brokken. E più di una volta mi sono ritrovata gli occhi pieni di lacrime leggendo di azioni barbare perpetrate in nome di una razza superiore. Sono i momenti in cui ho provato vergogna per l’umanità intera e dolore per quella bambina di 13 anni con i capelli raccolti in due trecce che ha spiccato il volo troppo presto. O per intere famiglie le cui speranze sono state distrutte nonostante quelle righe sul passaporto.
L’autore olandese però ci racconta anche le storie felici di chi ce l’ha fatta, quelle con il lieto fine, commoventi. Quelle che mi hanno fatto piangere ancora sfogliando le pagine di un libro che è un affresco della Storia e delle storie umane.
Non solo dei profughi ebrei, ma di quella di un console olandese che lasciò Kaunas con la coscienza a posto. Che soffrì per aver creduto erroneamente che dal suo gesto eroico, solo quattro persone ebbero slava la vita.

<< Ogni persona è un mondo intero. Chi salva una vita, salva il mondo intero>>.

Chi sopravvisse aveva fretta di cancellare il dolore. Aveva bisogno di tempo, un tempo che per Zwartendijk fu più breve.
Ma nessuno dimenticò l’Angel de Curacao che doveva poter sempre pronunciare il nome della sua famiglia senza vergognarsi.  Nella parte inferiore della sua tomba ci sono dei sassolini, è un’antica tradizione degli ebrei, popolo del deserto, che per proteggere le tombe dalla sabbia, usavano dei sassi. E ogni nomade che passava di lì ne lasciava uno a sua volta. Oggi ogni parente o amico ne lascia uno sulla tomba come segno che non si è dimenticato del defunto.

<<Dietro a ogni sassolino si nasconde un racconto. Tutti quei racconti insieme costituiscono l’enorme costruzione chiamata Storia>>.

Zwartendijk aveva offerto ai profughi un’opportunità di salvezza. Cosa ci fosse dopo, nessuno poteva saperlo. Alcuni trovarono la morte, altri la vita.  Ma tutti conservavano nel cuore una luce di speranza.
La stessa che mi accompagna oggi, che mi fa avere fiducia in quella parte di umanità che non si gira dall’altra parte quando gli si chiede di agire.
e finché esisterà una sola di queste anime, la luce trionferà sulle ombre.

<< Non chiudere la porta. Non voltarti dall’altra parte>>.

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#raccontiinvaligia
#happiness #travelling #inviaggio #viaggiare #neverstopexploring
✨QUATTRO CHIACCHIERE IN VALIGIA Cari #viaggiale ✨QUATTRO CHIACCHIERE IN VALIGIA 
Cari #viaggialettori, raccontatemi di voi

🔹Qual è il vostro posto del cuore per le letture? 
🔹Il genere letterario che amate? 
🔹E il libro di cui non fareste mai a meno?

Inizio io ☺️
🔹I posti in cui amo leggere sono due: in mezzo al verde e a due passi dal mare. 
🔹Prediligo la narrativa di viaggio, la letteratura nordica e i romanzi di formazione (ebbene sì, non so scegliere una sola cosa 🤣)
🔹Non farei mai a meno de “I pesci non hanno gambe” del mio amato Stefansson. Un libro arrivato in un momento complicato e che mi ha aiutato tanto. 

✨ Adesso tocca a voi 
Vi leggo come sempre con affetto 

#raccontiinvaligia
#libri #librisulibri #narrativadiviaggio #leggeresempre #luoghiperleggere #readingtime #bookstagramitalia
📝RACCONTI IN VALIGIA DALLE LANGHE Il mio tour 📝RACCONTI IN VALIGIA DALLE LANGHE 

Il mio tour di un giorno nelle Langhe è iniziato con una passeggiata tra i vicoli di La Morra.
Affacciarsi dal suo belvedere e osservare la distesa di vigneti, ripaga tutti i sensi. 

D’obbligo un buon bicchiere di vino per celebrare questa zona del Piemonte

Finito il pranzo mi sono recata nel comune di Barolo.

Oltre a visitare vigneti e cantine per degustare un buon Barolo, si potrà entrare nel suo famoso Castello che, oggi, è sede del WiMu.
Il WiMu è un museo interattivo del vino che coniuga sapientemente modernità e tradizione. 

Uscita dal castello mi sono diretta a Serralunga d’Alba, borgo meno noto delle Langhe dal quale ho scattato le foto che vedete. 

Qui mi sono goduta un calice di vino gustando la bellezza delle colline rigate da vigneti tutti regolari e illuminate da un caldo sole dorato. 

E voi, cari #viaggialettori, quale posto del nostro bel paese amate? 

#raccontiinvaligia
#langhe #piemonte #italiabella #inviaggio #viaggio #neverstopexploring #winetasting #barolo #volgopiemonte #langheunesco

|Racconti di viaggio |Langhe |storytelling
📝QUESTA NON È UNA GUIDA Mamma è in città e 📝QUESTA NON È UNA GUIDA 

Mamma è in città e un giretto ai laghi è obbligatorio.

Siamo partiti alla volta di Orta San Giulio e del suo lago cristallino e poi a Stresa per prendere il traghetto che ci avrebbe portato all’Isola dei Pescatori per un’ottima cenetta al tramonto 

#raccontiinvaligia
#storytelling #arounditaly #emotional #italy #ortasangiulio #isoladeipescatori #menaggio #instaviralvideo
📖RECENSIONE IN VALIGIA Apeirogon Apeirogon è 📖RECENSIONE IN VALIGIA 
Apeirogon

Apeirogon è la storia di Rami Elhanan e Bassam Aramin, un padre israeliano e uno palestinese che, a 10 anni di distanza hanno perso per sempre le loro bimbe, Smadar e Abir, uccise per mano del paese nemico. 

Apeirogon è la storia di due padri che invece della vendetta hanno scelto le parole. 

Appartenenti al gruppo Combattenti per la pace, vanno nel mondo raccontando la loro storia, il dolore che non si è trasformato in vendetta perché essa “è una spirale senza fine, che non restituisce i morti alla vita”. Hanno fatto delle parole armi per la pace. 

Apeirogon evoca un poligono con infiniti lati. Un titolo che testimonia la complessità di un conflitto che va avanti da oltre 75 anni. 
Un labirinto nel quale McCann avanza attraverso 1.001 paragrafi. 

Ognuno di essi contiene schegge di storie apparentemente lontane nelle quali McCann si muove avanti e indietro ripassando al setaccio quello che era già stato detto. 
Ci dona pezzi di puzzle delle vite di Rami e Bassam, lasciando a noi il compito di ricostruire le loro storie e la Storia. 

Questo libro o si ama o si odia. Ha, infatti, ricevuto molte critiche e la scrittrice Susan Abulhawa ha definito mistificante “la retorica del dialogo”.

Ma McCann prende le distanze dalle questioni politiche e attraverso la storia di Rami e Bassam racconta le divisioni e i muri che si ergono ovunque, dagli Stati Uniti fino all’Irlanda in una trama universale che non risparmia nessuno.

E se anche fosse utopico credere che il dialogo sia lo strumento giusto per mettere a tacere la guerra, le parole esplodono e rimbombano in un’eco infinita. 

A Rami e Bassam che ancora oggi restano uniti in quella striscia che li vorrebbe nemici. 

A tutte le Smadar e Abir, figlie di una terra che continua a sanguinare. 

|Apeirogon |Recensione |Libri da leggere

#raccontiinvaligia
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Questo è l’ultimo post dedicato alla Namibia. Questo è l’ultimo post dedicato alla Namibia. 
Di cose da mostrarvi ne avrei all’infinito, ma mi piaceva l’idea di salutare questo viaggio fatto insieme a me (attraverso i vari post) donandovi una Namibia che così non si vedeva da oltre 20 anni. 

Un Paese in fiore, con il verde a contrastare il rosso della sua terra, l’arancio del deserto. 
La vita che si riprende il suo posto, la natura che, come sempre, stupisce. 

Alla Namibia e alla sua terra rossa come il cuore 
Alla vita che sempre rinasce

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