In viaggio con Erodoto

“In viaggio con Erodoto” ci racconta le vicende di Kapuscinski che si snodano lungo la sua carriera come inviato e di come, davanti alle difficoltà, il suo faro nella notte era proprio Erodoto.

È il 1955 ed è appena stato firmato il Patto di Varsavia; il confine è concepito come una linea di protezione e siamo ben lontani da quell’idea oggi scontata della libera circolazione delle persone.

Ryszard sente però il bisogno di varcare la frontiera. Si propone al giornale come corrispondente estero e un anno dopo verrà inviato ben oltre i confini nazionali; oltre ogni immaginazione arriverà in India. 

Inizierà così la carriera di uno dei reporter più celebri d’Europa attraverso Cina, Congo, Algeria e Iran. 
Ad accompagnarlo, le “Storie” di Erodoto. Il filosofo viene definito da Kapuscinsky come il primo vero reporter della storia.

Erodoto, infatti, ha preannunciato il reportage contemporaneo quando era ancora il V secolo a.C. e piccola era la porzione di mondo conosciuto. Lui si è spinto oltre, sfidando intemperie e tempi di percorrenza lunghissimi per perseguire la verità consapevole che” il passato non esiste.


I mondi sono molti e tutti diversi. Sono tutti importanti e bisogna conoscerli, poiché le altre culture sono specchi che riflettono la nostra, permettendoci di capire meglio noi stessi. È impossibile definire la propria identità finché non la si è confrontata con le altre”.
È importante, e Ryszard lo sa bene, accostarsi all’altro con umiltà, apprendere costumi e tradizioni con pazienza.

L’India rappresentò il mio primo incontro con la diversità, la scoperta di un altro mondo. Un incontro straordinario e affascinante, ma anche una grande lezione di umiltà. Il mondo ci insegna ad essere umili. Ritornai da quel viaggio vergognandomi di non aver letto abbastanza e di essere un ignorante. Avevo scoperto che una cultura estranea non si svela a comando e che, per capirla, occorre una lunga e solida preparazione”.


Ecco uno dei primi insegnamenti del suo compagno di viaggio: una scrupolosa e curiosa esplorazione dei costumi dei popoli lontani nel pieno rispetto degli stessi. Erodoto si fa quindi pioniere del multiculturalismo contro ogni possibile pretesa di assoggettare la diversità secondo regole precostituite.

“In viaggio con Erodoto” si snoda tra passato e presente nel volgere dei millenni. Ci sono i viaggi di Ryszard e quelli di Erodoto.

C’è un Congo in lotta e c’è Algeri dove potrebbe accadere qualcosa di interessante. Ma quel “qualcosa” è avvenuto la notte prima dell’arrivo di Ryszrad; un colpo di stato che ha deposto Ben Bella per Houari Boumedienne. Il giorno appare uguale agli altri: la gente va a fare la spesa e non ci sono carri armati per le strade. Insomma, niente da raccontare.

È a questo punto che l’essenza del pensiero di Erodoto diviene consapevolezza e il nostro reporter comprende che non importa se non ci sono carri armati di cui parlare perché si avrà il tempo di comprendere, di parlare con la gente e fare in modo che loro si aprano con lui.

Questo viaggio, apparentemente vuoto, si rivelerà l’essenza del viaggio stesso, un nuovo modo di raccontare la realtà
Da quel momento mi era parso di capire meglio Erodoto. Il suo pensiero, la sua curiosità, il suo modo di vedere il mondo“.

“In viaggio con Erodoto” è un libro che intreccia ricordi e reportage giornalistici, si affaccia al mondo e ne esalta le differenze senza ovvietà.

Kapuscinski lo fa con uno stile gentile mai cattedratico, esaltando il viaggio in ogni sua forma, come ricchezza, fonte, tesoro

Solo in viaggio un reporter si sente a casa propria“.
Non posso essere più d’accordo con le sue parole, con quel senso di familiarità che arriva dall’altro.

Perché in esso ci specchiamo e infine ci comprendiamo.

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