Dieci minuti al giorno. Ogni giorno. Per un mese.
Dieci minuti per imparare a conoscersi e riconoscersi. Per superare le paure e tornare a vivere.
Perché accade che a un certo punto i riferimenti non esistano più, come la casa in cui si è cresciuti, il matrimonio lungo 18 anni. E non esiste più nemmeno il lavoro che ci piaceva tanto. E allora che si fa? Sulle orme di Steiner, la psicologa T suggerisce a Chiara di fare un gioco. E lei accetta. Perché non ha più niente da perdere. Ogni giorno decide di fare una cosa nuova per dieci minuti. Mettere uno smalto fucsia sulle unghie, camminare all’indietro in un giorno di dicembre, imparare a fare i pancakes. E così, di minuto in minuto Chiara si accorgerà di una realtà che prima non vedeva. Perché non si è proprio vuoti se ci accorge che intorno c’è qualcuno che ti riempie la vita.
“Da quando la mia vita è vuota, non mi ero accorta fosse così piena.”
Il diario di un mese che ruota attorno a 10 minuti al giorno. Cosa sono poi 10 minuti? il sesto di un’ora. Un breve momento in un tempo più lungo. Un momento da regalare a noi stessi per volersi più bene. Un po’ come la nostra Chiara che in quei 10 minuti, fa cose che non pensava avrebbe mai potuto fare. Supera i propri limiti e trova il coraggio di affrontare i cambiamenti. Passa da quel “noi” fatto di 18 anni di matrimonio con Mio Marito al “io” fatto di consapevolezza, di Ato, Gianmichele, di una mamma sempre pronta ad ascoltare e di un Natale che non è poi così amaro. Ma è soprattutto un “io” fatto di Chiara e della sua rinascita nonostante la fine. La trama, come si evince, è essenziale. Lo stile fluente e leggero.
La scrittura è alterata nelle fasi iniziali per poi divenire sempre più calma man mano che Chiara ritrova se stessa.
Il testo è molto breve e veloce. Di conseguenza i personaggi che ruotano attorno a Chiara, a mio avviso, non sono ben definiti. Non entrano dentro. I dialoghi sono semplici e ben strutturati. Molto bello e interessante l’idea di prendersi 10 minuti al giorno per se stessi, per maturare, per andare oltre. Ma è un romanzo che non mi ha emozionato particolarmente ma di cui consiglio comunque la lettura per ricordarsi che la fine può essere un fantastico inizio. L’importante è non avere paura.