L’uomo di Porto

 Appena uscita dalla piccola libreria di Calle las Flores una musica meravigliosa inondava la strada. Ci misi un attimo a comprendere che quella melodia proveniva da un organo di strada; finalmente ne vedevo uno. E che meraviglia quella valigia logora contenente i libri musicali, quel vecchio ombrello, quella seggiola antica su cui poggiare lo ‘spartito’musicale o la marionetta senza vita lì per terra e una gallina che di vita ne era piena. Ero talmente presa dal valzer di Amelie e dalla scenografia, da non rendermi conto che l’uomo guardava spesso verso di me. Quasi rossa sulle gote gli lasciai tutte le monete che avevo in tasca e continuai ad ascoltare in silenzio. Lui però continuava a guardarmi. Allora compresi che in quegli occhi, grigi come il cielo poco prima di un temporale, c’era la storia di un uomo.
Un uomo troppo alto per la casa in cui abitava. Doveva sempre chinare il capo per entrare in camera da letto, lì dove il tetto si abbassava di parecchi centimetri. Sua moglie se ne era andata parecchi anni prima, colpa di un muro troppo alto di silenzi e una musica che urlava più forte.
In casa suonava un pianoforte verticale un po’ scordato aspettando che Julian venisse a sistemarlo. Ma fu tardi. Rimasero solo due spartiti illuminati da un raggio di sole.
Da quando la moglie se ne è andata ha preso questa gallina. Dice che somiglia molto a Pepa. Soprattutto nell’aspetto e nella camminata.
Ride.

Pepita vive nel piccolo cortile ed è l’unico essere vivente di cui abbia cura.
Mi racconta che la marionetta è un dono di sua nipote quando la salutò bambina. Oggi avrà all’incirca quattordici anni e sarà alle prese coi primi brufoli e gli sbalzi d’umore nella primavera di Cracovia.
‘E la seggiola?’
‘Un posto rimasto vacante’
E sorride nel suo maglione verde acido. Stringe le spalle e solo allora mi accorgo di qualche rasta che scende sulla spalla.
E continua a suonare.

<< Riempio gli spazi vuoti con la mia musica. E quando sono troppo stanco per continuare, mangio un bacalhau fumante al ristorante di Juan che mi offre sempre anche un buon tinto. Dalla finestra ripercorro i volti che ho incrociato e tutte le storie che portano addosso.
Oggi, per esempio, ho incontrato due occhi color miele con un cuore ballerino e la libertà incastrata tra quei ricci scompigliati dal vento >>

I nostri sguardi si incontrano e il resto delle nostre storie è tutto qui.
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